Cerca per articoli, rubriche o altro
Impegnato a vincere, il corridore sul campo da corsa guarda solo in avanti: per lui importante è il traguardo, non il punto di partenza.
Diverso il punto di vista del cronista: seduto in tribuna, fa il resoconto dell’evento e poi, alla fine della corsa, ne commenta la performance, ricostruendone l’attesa, lo scatto, la velocità e la durata.
Come un corridore, un capitano d’industria raramente pensa al passato, se non come riferimento per fare meglio nel futuro: la sua storia d’impresa, all’inizio, è sempre simultanea – una continua corsa a ostacoli, inframmezzata da pause tecniche e da sedute d’allenamento.
Ciò che conta è la qualità del nuovo, la sua capacità di infrangere record: perciò si immagina sempre in movimento, quasi che fermarsi a ricordare ciò che è stato sia solo una perdita di tempo o, magari, addirittura un atto di riprovevole vanità.
È l’etica del lavoro che, in quella fabbrica a cielo aperto che è il distretto brianzolo del design, si traduce nella brusca ritrosia di chi pensa di aver solo fatto il proprio dovere, di aver obbedito a null’altro che a una regola – una regola non scritta ma praticata in operoso silenzio da generazioni di padroni e di operai, tutti assieme in quella realtà, quasi più mistica che mitica, che è il capannone industriale.
In questo senso la storia di UniFor, che compie nel 2019 i suoi primi cinquant’anni, è la comune storia di successo di tante aziende del design che hanno costruito la leggenda del Made in Italy; ma con una declinazione particolare, quella vocazione per l’architettura che la rende, allo stesso tempo, assai idiosincratica e particolare.
Herzog & de Meuron per UniFor a Milano
Un programma artistico per allacciare un legame tra il passato e il presente della città di Pompei.
Il commercio elettronico ha raggiunto nuovi picchi di vendita durante la fase della pandemia, mentre l’isolamento fisico comprensibilmente spingeva il commercio al dettaglio online.
Grazie per esserti registrato.