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Afra e Tobia Scarpa appartengono a quella generazione di designer che hanno dato l’avvio al successo mondiale del made in Italy, dopo aver conquistato una prima espansione dei mobili “di design” sul mercato italiano.
Si ricordino alcuni episodi: il Bastiano, primo divano di grande successo negli anni ’60, versione addolcita ed elegante di una tipologia corbusieriana, con il suo raffinato rapporto tra legno e cuoio, e le viti in ottone dorato trasformate in elemento decorativo. Poi il Coronado, altro divano che entrò di forza nell’immaginario delle nuove generazioni che guardavano al mobile moderno. Ancora, la progettazione dei negozi Benetton.
Dal 1972, inizia la collaborazione con Molteni&C che diverrà continuativa attraverso un lungo periodo di anni con una serie di mobili, o di segni, che costituiscono, nella loro continuità, due cose insieme: da un lato, un esempio preciso di quel tipo di rapporto stabile tra designer e imprenditore che ha costituito uno dei punti di forza del design italiano, contribuendo a definire l’immagine di un’azienda; dall’altro, una serie di pacate reinvenzioni di tipologie arredative, attraverso l’attenzione ai materiali e alle riformulazione strutturali.
Primo esempio, un letto che avrà grande successo e versioni successive, il Morna: negli anni ’70 segnò la conquista alla modernità, dopo il soggiorno e la cucina, di un altro ambiente della casa, la camera da letto. Se ne osservi prima di tutto la struttura. Il telaio è in tubolare d’acciaio con due piedi anteriori e due rotelle dal lato della testata, tutti in materiale gommoso, e una maniglia per facilitarne lo scorrimento. Sul telaio si fissa a pressione su appositi cavallotti la plancia in faggio che è elastica ed è protetta sugli spigoli da un bordo morbido rivestito in pelle: questo contiene il materasso. La testata è costituita da due elementi di poliuretano rivestito in pelle: ognuno di essi può attrezzare su un lato un letto singolo. Uniti costituiscono la testata per un letto matrimoniale. Ai fianchi, contenitori estraibili che ruotano su rotelle con vaschette di diversa profondità per gli oggetti.
A rileggerlo oggi, si capisce il grande successo del Morna. La sua concezione marcatamente strutturale, costituita dall’articolazione di parti diverse in cui si è scomposto il letto, è del tutto funzionale al comfort e alla utilità delle attrezzature di servizio.
Questa sua modernità di concezione si fonde perfettamente con’immagine morbida e rassicurante, priva di aggressività spigolose, secondo quella modalità progettuale che ha avuto inizio, come si è detto, col Bastiano. Non c’è spazio per rileggere i molti progetti degli Scarpa per Molteni.
Accenniamo almeno a qualcuno di essi. Assai duratura nel tempo è l’elegante vetrinetta Mita. Profilati in alluminio, impiallacciato in legno, ne costituiscono l’esile struttura. In alto e in basso, due piani in legno che sporgono leggermente.
Le facce laterali sono in vetro e così i ripiani interni su cui poggiano, quasi galleggiano, gli oggetti illuminati da faretti dall’alto. Anche in questo caso troviamo quella capacità progettuale degli Scarpa di rileggere un oggetto, riformularne la struttura attraverso la scomposizione per parti, restituendo una logica costruttiva flessibile e capace di adeguarsi a più versioni, mantenendo la sua identità e insieme la sua tradizione tipologica. Ancora si può parlare della serie di sedie, o di librerie, che, come si diceva all’inizio, hanno periodicamente segnato l’immagine aziendale, attraverso l’aggiunta di un tassello. Ma una rilettura del lavoro degli Scarpa per Molteni, della collaborazione esemplare dei due designer con un’azienda, è ancora tutta da scrivere
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