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Un’architettura, un virtuosismo di campate, un’acrobazia di proporzioni, un incrocio di incastri. Un tavolino infinito, un dialogo geometrico tra il vetro e il palissandro, un distillato di leggerezza e di astrazione.
In mezzo, piccoli ma possenti distanziali mantengono l’equilibrio impossibile tra la forma e lo slancio, la materia e la gravità. Questo coglie l’immagine, dove il segno si moltiplica, l’oggetto diventa ombra, il pieno matrice del vuoto, la materia linea, volume, pensiero. Nel rigore trattenuto dell’impaginazione, avviene la trasfigurazione dell’oggetto, con tutta la sapienza poetica e l’esperienza di un romanzo di formazione che ha incontrato la poesia e l’arte, l’architettura con le mirabili riletture di Pierluigi Nervi, le emergenze umane e formali di Milano e del mondo. È un universo còlto quello di Carrieri, frutto di una ricerca solitaria condotta per sottrazione.
Oggetti, luoghi, creature viventi – persone o fiori – sono messaggeri e metafore di uno sguardo interiore e commosso sul mondo, sono lo stupore e la bellezza portata all’estremo, che contemplano in sé il senso ultimo del tragico. Sono scritture di luce che contengono il microscopio in cerca dell’anatomia – della forma e del significato – e il telescopio che desidera la sospensione, l’altra dimensione. Umani vegetali e virtuali, di legno e di metallo, urbani e in calcestruzzo, comunque corpi che pulsano nella modernità, protagonisti lievi della rappresentazione. Come quel tavolino in palissandro abbracciato alla sua ombra, al centro di una simmetria e di un equilibrio energetico tra le forze, che rimanda ai grandi classici della visione.
D.552.2
Progetto di Gio Ponti
È un tavolino in legno massello di palissandro con piedi in ottone satinato e piano triangolare in vetro trasparente extrachiaro. Fu disegnato negli anni ’50 per l’azienda M. Singer&Sons, una delle più importanti di New York, come parte di una collezione destinata al mercato americano.
Come tanti arredi di Gio Ponti, la poltrona D.154.2 viene progettata per un committente, anzi, per una villa a Caracas, disegnata da Ponti in ogni minimo dettaglio.
“Vivere alla Ponti” uno stile di vita che ha alimentato una carriera creativa di sei decenni
L’arte della navigazione, la funzione per il viaggio, il segno che si fa icona e il design navale che ha affascinato il maestro Gio Ponti.
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