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Aldo Rossi Design 1960-1997

May 2022
CHIARA SPANGARO
Aldo Rossi Design 1960-1997

Oltre 350 tra arredi e oggetti d’uso, prototipi e modelli, dipinti, disegni e studi esplorano la sua attività di designer e la collegano a quella di progettista e teorico dell’architettura in un percorso immaginifico e spettacolare ideato in collaborazione con Morris Adjmi – MA Architects, amico e associato di Rossi a New York, che ha disegnato l’allestimento.

La mostra racconta l’universo del design di Aldo Rossi in nove spazi, ciascuno dei quali rappresenta un mondo da cui emergono la relazione tra opere grafiche e prodotti artigianali e industriali, i riferimenti alle architetture e all’immaginario privato di Rossi, ricco dei sui interessi culturali, dai suoi rimandi intellettuali e poetici e dai suoi oggetti d’affezione - dalla caffettiera americana di cui scrive nell’Autobiografia scientifica, alla figura di Pinocchio che compare in numerosi disegni e nel progetto dello Yatai (chiosco) per l’Expo di Nagoya in Giappone.

Il primo nucleo introduce al rapporto tra immagine dipinta, realtà oggettuale e architettura che anima tutta l’esposizione: dai disegni dell’architetto-designer esposti alle pareti si sono fatti tridimensionali i mobili, gli utensili e i progetti presenti in sala - dal Teatro del Mondo (1979) alla sedia Milano (Molteni&C, 1987), dalla Cabina dell’Elba (Molteni&C, 1980 e Bruno Longoni Atelier d’Arredamento, 1982) alla caffettiera Percolator (Alessi, 1979).

Molteni&C | Cabina dell’Elba (1980) Molteni&C | Cabina dell’Elba (1980)

La seconda sala è dedicata a prototipi e varianti di un immaginario panorama domestico che introduce alla ricostruzione dell’interno poetico della terza: una visione metafisica in cui la serie Parigi (UniFor, 1994) e il servizio Tea and Coffee Piazza (Alessi, 1983) sono corredati dagli inediti acquerelli che descrivono la casa di Rossi a Milano, in via Rugabella.

A seguire, la varietà della produzione di oggetti in relazione con la forma cubica che rievoca il Cimitero di San Cataldo a Modena conduce alla quinta sala dove è svolto il tema delle figure “apollinee”. Sfere, coni, piramidi, triangoli ritornano nei prototipi per Richard-Ginori, nelle piante architettoniche del Monumento ai Partigiani di Segrate e della scuola di Fagnano Olona, nei tappeti realizzati con ARP Studio in Sardegna (1986) come nelle tarsie lignee di Bruno Longoni Atelier d’arredamento (1997).

I due nuclei successivi mostrano da una parte gli aspetti artigianali e tecnici della produzione -sedie, poltrone, grandi mobili e le loro varianti per materiale e colore, dalla scrivania Papyro (Molteni&C, 1989) al tavolino Tabularium (Up&Up, 1985) - e dall’altra lo spazio privato di Rossi. Un luogo personale e intimo dove mobili e oggetti suoi si mescolano con altri da lui collezionati - le famose caffettiere americane citate nell’Autobiografia scientifica, una stampa di Giovanni Battista Piranesi, la credenza ottocentesca che ha ispirato il suo design.

Il rapporto con l’architettura, puntuale in tutta la mostra, è predominante nel nucleo dedicato agli arredi ideati da Rossi per alcuni suoi edifici: la seduta per il Teatro Carlo Felice di Genova (Molteni&C|UniFor, 1990) o la sedia Museo costruita per il Bonnefanten Museum di Maastricht (UniFor, 1994), per citarne alcuni.
La presenza magica e misteriosa del Teatro del Mondo, che chiude la mostra, rievoca le costruzioni temporanee in legno – dal faro alla cabina, al teatro galleggiante e circolarmente riporta al nucleo di opere iniziali.

Aldo Rossi. Design 1960-1997 nasce dalla volontà di creare un racconto inedito e inatteso, immaginifico e spettacolare che si muove tra forma e uso, classicità, ironia e metafisica, che mette in mostra i manufatti e l’eccellenza della loro ideazione e produzione perché, come scriveva Rossi: “i nostri mobili, o almeno i miei, rimarrebbero pura fantasia senza l’accurata sapienza dei nostri tecnici e produttori. Ma fantasia e tecnica sono un binomio inseparabile, e spesso una sorregge l’altra.”

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